Sono numerose le misure e le agevolazioni previste nel decreto Rilancio, pubblicato in Gazzetta Ufficiale. In attesa degli altrettanto numerosi decreti attuativi necessari, proponiamo di seguito una sintesi del decreto, con alcune note e considerazioni, restando come sempre a disposizione per gli approfondimenti necessari.

Versamento IRAP

Le imprese, con un volume di ricavi nel 2019  non superiore a € 250 milioni, e i professionisti, con un corrispondente volume di compensi, non sono tenuti al versamento del saldo dell’IRAP dovuta per il 2019 né della prima rata, pari al 40%, dell’acconto dell’IRAP dovuta per il 2020. Rimane fermo l’obbligo di versamento degli acconti per il periodo di imposta 2019.

N.B. Stiamo già applicando l’agevolazione nella chiusura dei bilanci in corso e nella preparazione dei Modelli Unici.

Come già anticipato i costi sostenuti dalle imprese per la sanificazione, l’acquisto di DPI ed in genere per la messa in sicurezza degli ambienti di lavoro sono oggetto di agevolazioni.

In particolare è previsto un credito di imposta pari al 50% dei costi sostenuti per il quale si resta in attesa del decreto attuativo.

È di imminente apertura invece il bando “Impresa Sicura” del quale riepiloghiamo gli aspetti principali:

Il DPCM del 26 aprile 2020 non solo ha fissato i tempi per la riapertura delle attività imprenditoriali, ma ha anche riscritto le regole da rispettare in azienda per evitare il diffondersi del contagio del Covid-19.

Dal 4 maggio ha dunque inizio la cosiddetta fase 2 nella quale le imprese se da un lato devono necessariamente riprendere le attività per provare a frenare i cali di fatturato e di utili, dall’altro devono mantenere alta l’attenzione sul rispetto delle norme e procedure fissate non solo per senso civico e per tutela della salute, ma anche per non incorrere in pesanti sanzioni. Vale la pena infatti di ricordare che il mancato rispetto delle procedure può comportare la sospensione dell’attività e che il contagio sul luogo del lavoro è riconosciuto come infortunio sul lavoro.

Prima di occuparci delle nuove regole di sicurezza è necessaria una considerazione. Dall’applicazione della normativa ne conseguirà non solo l’incremento di alcuni costi (DPI, costi di sanificazione, parafiato, nuovo layout ecc,) ma anche una minor produttività legata a turnazioni, riduzioni di orari, ingresso in azienda contingentato.

Si susseguono le misure (o quantomeno gli annunci di prossime misure) a sostegno delle imprese colpite dalla crisi economica legata all’emergenza sanitaria in atto.

Continuiamo il consueto aggiornamento su esse, soffermandoci sul decreto liquidità (in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e dunque disponibile solo in bozza) e sulle misure previste dalla Regione Campania.

L’annunciato decreto liquidità, da coordinarsi con il futuro decreto “aprile”, interviene immettendo risorse, per il tramite del sistema bancario, grazie ad una garanzia sui prestiti aziendali e prorogando i versamenti di imposte e contributi previsti nei mesi di aprile e maggio.

Nella giornata di sabato arrivano sia l’attesa circolare dell’Inps sulla Cassa integrazione che un decreto che apre ai professionisti iscritti alle Casse previdenziali il bonus di 600 euro.

Si susseguono inoltre le faq delle Regioni per la Cassa integrazione in deroga e dell’Inps per i vari bonus, risposte purtroppo ancora parziali, spesso contraddittorie e addirittura modificate successivamente.

Di seguito si riepilogano i principali chiarimenti.

Il 18 marzo 2020 è stato pubblicato sulla gazzetta ufficiale il decreto “cura Italia”, che introduce misure di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza sanitaria in atto.

Il decreto interviene con provvedimenti su quattro fronti principali e altre misure settoriali:

Il 14 marzo 2020, il Governo ha sottoscritto con le Parti sociali il “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”.

Di seguito le misure atte a limitare al massimo i contatti tra le persone e a gestire eventuali criticità.  
OBBLIGO A CASA SE CON FEBBRE OLTRE 37.5. Obbligo di rimanere al proprio domicilio in presenza di febbre (oltre 37.5ø) o altri sintomi influenzali e di chiamare il proprio medico di famiglia e l'autorità sanitaria.

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